con Andrea Carella e Jenny Burnazzi
immagini di scena Iside Montanari
luci e audio Alessandro Bonoli
regia Pietro Fenati
organizzazione William Rossano, Sara Maioli
“C’era una volta una capanna nel bosco, e in questa capanna abitava il principe Medoro.
Tutt’intorno crescevano sterpi e spine… No! Rose e magnolie! Rose e gelsomini…”.
Come Rodari ci ha insegnato, una storia può essere in tanti modi diversi e così anche ciò che ci circonda. Il cantastorie Zerbino guida Medoro a vedere la realtà nascosta dietro alle sue paure e ai suoi desideri: “gli occhi sono fatti per vedere ciò che esiste, le cose spiacevoli come le piacevoli”. Nello spettacolo la musica della chitarra e del violoncello si intreccia al racconto e lascia spazio alla fantasia.
«Il racconto Il principe cieco – illustrano Jenny Burnazzi e Andrea Carella – proviene dalla raccolta Venti storie più una, e ci ha colpito perché l’abbiamo sentito molto vicino alla nostra sensibilità. Come spesso accade nelle opere di Rodari, all’interno di una costruzione votata alla semplicità emergono tematiche più profonde, in questo caso quella legata alla diversa capacità di percezione della realtà e a come questa possa influire sulla società, questione che si lega un po’ alla nostra contemporaneità, in cui tutto può essere vero, possibile, declamato, e tutto può confondere una coerente percezione della realtà».
Nel caso del racconto in questione la metafora è data dalla cecità del personaggio, il principe Medoro, il quale vive questa sua condizione in un continuo conflitto tra l’accettazione o meno della realtà. «Questa tematica – spiegano Carella e Burnazzi – si espande poi in quella riguardante la disabilità. Nella storia, quando Medoro nasce, i genitori vivono con strazio la sua condizione, la società non si capacita del suo difetto; ma in questo contesto di rifiuto della disabilità emerge la figura del vecchio e saggio Zerbino, che con la sua arte oratoria e la sua empatia dimostra come in realtà il difetto del principe, la sua disabilità, sia invece una caratteristica peculiare».
Burnazzi e Carella, fondatori del gruppo pop-rock Rigolò, utilizzeranno nello spettacolo delle versioni strumentali di alcuni brani del loro ultimo album, Tornado, interventi musicali che tenderanno a sottolineare certi momenti della storia, li seguiranno emotivamente. Inoltre saranno coadiuvati dall’illustratrice Iside Montanari, le cui illustrazioni saranno montate in un video proiettato dietro la scena.
produzione Ravenna Teatro 2021
durata 40 minuti